Le visite animate al Capo


Le visite animate al Capo con Salvo Piparo


Il percorso

Oratorio di Sant’Onofrio
Chiesa Santa Maria di Gesù
Chiesa di Sant’Agostino

→ Prossimamente

Info e prenotazioni

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La passeggiata nella storia con Salvo Piparo (cuntastorie), Rosemary Enea e Costanza Licata (canti popolari) e le guide di Terradamare che con l’arte antica della tradizione orale del cunto siciliano, risvegliano i gioielli di Palermo, quest’anno si arricchisce di nuovi itinerari e cunti.
Le prossime saranno al Capo.


Il progetto Visite animate

Questa passeggiata narrata prevede il coinvolgimento di una delle città più belle della Sicilia: Palermo; che viene raccontata in modo originale e unico dall’attore cuntista Salvo Piparo, quest’anno attraverso le straordinarie bellezze che sorgono nel ventre del quartiere del Capo: una passeggiata volta a riscoprire i tesori artistici e i racconti che gravitano nel quartiere più affascinante del centro storico.

Tre le meraviglie da visitare:

l’Oratorio di Sant’Onofrio, la Chiesa di Santa Maria di Gesù e la Chiesa di Sant’Agostino. In ogni luogo vi sarà una guida turistica della Cooperativa Terradamare a illustrarne la storia.
I racconti sui quali si snoderà la passeggiata sono scritti da Salvo Piparo e riguarderanno le origini della tradizionale festa dei morti, le mirabili leggende sui pupi di zucchero, quest’ultime tratte dallo spettacolo Pupiata di Zucchero con la regia di Luigi Maria Burruano, e ancora gli aneddoti di Pietro Fudduni, e per finire il Capo, qui emblematico tribunale sotterraneo dei Beati Paoli, da cui si trarranno alcuni interessanti storie, avvolte ancora dal mistero.

La nostra passeggiata inizia dall’Oratorio di Sant’Onofrio, sorto nella seconda metà del ‘500 per volere della Compagnia di S. Onofrio. Un tempo dinanzi all’’Oratorio scorreva il fiume Papireto, il cui nome deriva dalle piante di papiro che copiose crescevano sui suoi argini. Oggi, ci racconta la storia del Santo, eremita per eccellenza, bonariamente chiamato dai palermitani “Santu Nofriu u’ pilusu”, per via della sua lunga barba e della folta e maestosa capigliatura che confondendosi avvolgevano tutto il suo corpo, quasi rivestendolo. Al suo interno, sull’altare maggiore, una tela, attribuita a Giuseppe Salerno (1570-1633) detto lo Zoppo di Gangi, racconta il momento della morte del Santo eremita. La chiesa custodisce alcuni simulacri e arredi del XVII secolo, tra cui un bello scanno in noce per i Superiori, eseguito nel 1617 da Giovanni Calandra, che reca, al centro della tripartitura del tavolo, un rilievo/ gruppo scultoreo in cui è rappresentato un episodio della vita del Santo.

La chiesa di Santa Maria di Gesù si trova sulla piazza dei Beati Paoli. Secondo la tradizione orale e letteraria, lateralmente alla chiesa, in Vicolo degli Orfani, vi era l’accesso alle camere sotterranee utilizzate dai Beati Paoli, una setta che, nel secolo XVII, amministrava la giustizia in forma privata.
La chiesa è detta anche di S. Maruzza o dei “Canceddi” perché sede della confraternita dei portatori di basto che utilizzavano, per i trasporti delle merci, grosse ceste dette “canceddi”. La chiesa ha origini molto antiche, antecedenti al XV secolo; fu ricostruita nel 1660. Il grande affresco settecentesco che, all’interno, decora la volta, raffigura “L’annunzio dell’angelo Gabriele a Zaccaria che la moglie Elisabetta avrà un figlio”; sebbene restaurata nel 1884, conserva ancora i pregi della composizione originale. In una nicchia nella parete sinistra, presso l’ingresso, è un affresco della “Vergine del Riparo”, del secolo XV, bizantineggiante. Altri affreschi, ispirati alle Sacre Scritture, illustrano episodi della vita della Madonna. Dalla chiesa si accede alla cripta, dove sono visibili un piccolo altare, i loculi e la vasca in cui i corpi dei confrati venivano preparati per il riposo eterno. Riaperta dopo decenni, la chiesa è stata affidata alla Comunità di Sant’Egidio, che la utilizza per la preghiera e per le sue iniziative a favore dei bambini del Capo.

Termineremo il nostro percorso presso la bellissima Chiesa di S. Agostino a Palermo dove si svolge il rito delle Rose dedicato a Santa Rita. La chiesa risale al 1275, quando fu costruita sulla precedente cappella della famiglia Maida per volere delle famiglie Sclàfani e Chiaromonte. Il portale decorato risale al Quattrocento. Completa la facciata romanica il bel rosone. Nei primi anni del settecento l’interno della Chiesa, ad unica navata, subì una radicale rivisitazione: l’originaria copertura in legno fu sostituita da una volta a botte, e fu chiamato il grande Giacomo Serpotta (1656-1732) per curarne l’apparato ornamentale con i suoi raffinati stucchi.


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    e visite animate sono a cura di Associazione culturale Kleis e Cooperativa Terradamare


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